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900 anni della Basilica di San Marco: Storia e Istituzione Testo di Ettore Merkel (Vivere a Venezia, Gennaio-Giugno 1995)

La sconfitta della flotta di Pipino, re dei Franchi nelle lagune venete, di fronte a Metamauco, nell '810 segnò il momento decisivo e fondativo dello Stato veneziano, la cui realtà politica di fronte all'Impero di Bisanzio e i Franchi fu sancita dal susseguente Trattato di Aquisgrana dell’814.

In conseguenza dello scampato pericolo e a legittimazione di tale vittoria il doge Agnello Partecipazio trasferiva la sede del Governo da Metamauco al centro delle isole della laguna: a Rivoalto, mentre nell'isola di Olivolo (San Pietro di Castello) si insediava la sede vescovile. L'isola di Rialto, comprendeva dapprima il settore centrale dell'attuale centro storico di Venezia, rapidamente urbanizzato per la concentrazione in esso delle popolazioni venete reduci dai centri invasi dai Franchi.

Conferma rafforzativa di questi fatti è data dalla "leggenda marciana": l'appropriazione cioè da parte dei veneziani del corpo dell'evangelista Marco sottratto da Alessandria d'Egitto e traslato per mare fino a Venezia nell'828 sotto il doge Giustiniano Parteciaco. Le sacre spoglie vennero prima custodite in una cappella del Palazzo (abitazione del doge e sede del Governo). Quindi fu costruita in onore dell'evangelista una chiesa attigua al Palazzo e alla precedente chiesa di San Teodoro, primo patrono della città. La prima Basilica di San Marco, detta dei Partecipazi, il cui sedime corrispondeva all'incirca a quello dell'attuale Cripta, fu consacrata nell'832 da Orso Partecipazio vescovo di Olivolo.

Bruciata con il Palazzo e circa trecento case dell'area marciana nell'incendio del 976 causato dai tumulti popolari scoppiati contro la tirannia del doge Pietro Candiano IV, essa fu restaurata in due soli anni e arricchita di rivestimenti marmorei e decorativi recati prevalentemente da Altino, Oderzo e Concordia dal successore Pietro Orseolo, detto "il Santo". Questa seconda Basilica, più ricca e fastosa della precedente, fu consacrata nel 978.

Divenuto l'edificio insufficiente per le aumentate esigenze dello Stato veneziano, la seconda Basilica degli Orseolo venne atterrata insieme a quella adiacente di San Teodoro, per essere ricostruita dal doge Domenico Contarini a partire dal 1063, in dimensione maggiore, secondo il modello dell' Apostoleion di Costantinopoli. L'edificio, che corrisponde nelle linee architettoniche fondamentali alla Basilica attuale: croce greca a cinque cupole rette da quattordici pilastri, fu concluso dal punto di vista strettamente edile nel 1071. Sotto il doge Domenico Selvo incominciarono ad esservi aggiunti ornamenti di marmi e di mosaici (lavoro quest'ultimo che si protrasse continuativamente fino agli inizi del Quattrocento, ma fu continuato per esigenze di rinnovamento iconografico e stilistico o di restauro fino ai nostri giorni). Questo edificio fu solennemente consacrato da Enrico Contarini, vescovo olivolense, l’8 Ottobre 1094 alla presenza dell'imperatore Enrico IV.

Impossibile dar conto di tutti gli eventi storici e dei fatti artistici significativi che mutarono nella sostanza il significato e l'aspetto della Basilica di san Marco nel corso dei nove secoli della sua esistenza: da semplice Cappella Ducale a Chiesa di Stato e ancora, dopo la caduta della Serenissima, a Cattedrale di Venezia al posto di San Pietro di Castello.

Citeremo sinteticamente i più significativi. Il doge Ordelaffo Falier ordinò a Bisanzio il primo nucleo costitutivo dell'attuale Pala d'Oro - lavoro concluso nell'anno 1105 - perché adornasse l'altare maggiore della Basilica. Essa fu ingrandita e trasformata al tempo di Pietro Ziani (1209) e di Andrea Dandolo (1343-54) che volle fosse sostituita nei giorni feriali da una pala dipinta a tale scopo da Paolo Veneziano. Francesco Foscari ordinò una seconda pala feriale a lacobello ed Ercole del Fiore, e ancora agli inizi del Seicento Maffeo Verona da Verona fu incaricato di dipingerne una terza secondo un'ottica di adeguamento stilistico della Basilica alla pittura occidentale gotica e "moderna" che trova riscontro anche nei numerosi rifacimenti musivi.

Le aggiunte strutturali del quadriportico con i cinque arconi dell'ordine inferiore della facciata, e quelle decorative con i cicli musivi dell'Atrio e la collocazione della quadriga bronzea sulla loggia della facciata sono conseguenti alla IV Crociata. Risale alla fine del Trecento l'innalzamento del rivestimento esterno delle cupole, mentre si data agli inizi del Quattrocento l'apertura del rosone gotico sulla parete di fondo del braccio sud del Transetto assieme alla conclusione del "coronamento gotico" dell'ordine superiore delle facciate, trasformazioni queste ultime di segno gotico occidentale. Se agli anni di Andrea Dandolo risalgono la ristrutturazione e la decorazione musiva del Battistero e della Cappella di san Isidoro, a quelli di Francesco Foscari si riferisce il rinnovamento stilisticamente contraddittorio della Cappella Nova - denominata in seguito: "della Madonna dei Mascoli" -, e a quelli di Andrea Gritti la conclusione della decorazione musiva rinascimentale della Sacrestia.

L'altarino di S. Paolo e l'altarino di S. Giacomo (dovuti all' architetto-scultore Andrea Rizzo) sono aggiunte quattrocentesche di carattere umanistico volute dal doge Cristoforo Moro sui due bracci del Transetto, forse studiati in relazione di equilibrio figurativo con le due cantorie contrapposte nel coro che ostentavano ricche cornici in legno dorato e le portelle dei due organi battenti dipinte da Gentile Bellini e Francesco Tacconi. Nel 1537-44 Iacopo Sansovino aggiunse ai due lati del presbiterio due tribune marmoree per i cantori adorne di bassorilievi bronzei del medesimo artista con Episodi della vita di S. Marco.

Cappella ducale, chiesa di Stato e parrocchia sotto la Serenissima, la Basilica di San Marco contava un Capitolo di dodici canonici presieduto dal Primicerio -figura quest'ultima affatto speciale con privilegi di abate - mentre la cura delle anime era svolta da due canonici detti "sacrestani". All'amministrazione, al finanziamento di tutto ciò che era necessario all'edificio provvedevano, oltre al doge, i due procuratori de supra: magistratura elettiva del più alto prestigio (negli ultimi tempi della Repubblica essi furono designati anche in numero maggiore).

I lavori edili e di restauro erano progettati e diretti da un architetto, detto "Proto", figura tecnica fondamentale per la salvaguardia dell'edificio che fu ricoperta nel tempo da personaggi del calibro di Giorgio Spavento, Iacopo Sansovino e Baldassare Longhena.

La Cappella Musicale di San Marco godette nel tempo di vasta rinomanza, contando un maestro di cappella e un buon numero di cantori e musicisti alle sue dipendenze. Dal 1613 Claudio Monteverdi prestò questo servizio per più di trent'anni. Sin dalla fine del Trecento erano stabilmente impiegati ai due grandi organi musicisti di fama internazionale accolti dopo regolare concorso come, alla fine del Cinquecento, Andrea e Giovanni Gabrieli ai quali è legata tanta parte della musica sacra veneziana.

Il corpo di S. Marco trasportato processionalmente in chiesa. Catino del portale di S. Alipio (sec. XIII).

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