Masi, Tabi�. Squeri e Casoni di Giuliano Graziussi (Speciale sull'Architettura Spontanea di Vivere a Venezia, Luglio-Dicembre 2002) |
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Non sconfiniamo nel voler trattare un argomento che apparentemente � al di fuori dei confini veneziani. Infatti la Repubblica di San Marco nella sua espansione verso la terraferma, conquist� assai presto il Bellunese (Zoldano, Agordino e Cadorino), tenendolo a far parte dei territori del suo Dominio in funzione del rapprovvigionamento del legname indispensabile per la costruzione della Serenissima flotta e degli edifici civili. Ricordiamo la sottomissione ripetuta a distanza d� breve tempo, dei Bellunesi, a Venezia, (1404-1420) poich� preferivano farsi sostenere dalla crescente forza di Venezia, piuttosto che essere soggetti all'oppressione alterna principalmente dei Carraresi e degli Austriaci che si contendevano e sfruttavano pesantemente il territorio Bellunese. Pi� volte in precedenza queste vallate, erano state invase: prima dai Signori di Verona, dai Re di Boemia poi, infine dal Ducato di Milano (nel corso del 1300).Venezia finalmente dette quelle garanzie di presidio politico e militare, ai Bellunesi, per tutto il durare della Repubblica, di cui un territorio di confine e tanto povero aveva assoluto bisogno. Venezia, d'altro canto, rispett� le autonomie locali dei Bellunesi, i patti e le Regole che legavano fra loro i singoli Comuni. |
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Rustico a Fosse di Longhere |
Valle Zoldana 1910 |
Valle Zoldana 1924 |
Antico Tabi� a Santa Fosca |
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Venezia; Rio e Squero di San Trovaso post 1894 ante 1897
Venezia; Rio dei Muti e Squero post 1894 ante 1903
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Quante volte nei nostro villeggiare nelle vallate Bellunesi o Alto Atesine, ci siamo imbattuti in costruzioni chiamate Tabi� o Masi! I due termini sono entrambi tratti dal latino-medioevale; il primo "Mansum", cio� masseria o propriet� fondiaria caratterizzata da una casa colonica o abitazione finalizzata all'allevamento del bestiame. Il secondo da "Tabulatum", cio� edificio caratterizzato da una palizzata di legno. Queste tipologie mi hanno sempre ricordato le forme e gli aspetti dei vari Casoni sparsi nella laguna e nelle campagne venete e in particolare un famoso squero che, naturalmente, non si trova in una vallata o in una palude, ma bens�, sull'acqua, proprio nel cuore di Venezia a San Trovaso, oltre a quello dei Muti alla Misericordia, Il cantiere di San Trovaso, � stato costruito in modo da essere funzionale all'economia veneziana, basata sulla costruzione e riparazione di vari tipi di barche, assieme a tutti gli altri simili cantieri che sorgevano in gran numero nella citt� e nelle isole, (mentre � noto che il grande Arsenale di Venezia aveva la funzione di costruire le navi della grande flotta come fosse uno squero dilatato) Trasferendo lo stesso concetto dalle lagune veneziane, alle vallate bellunesi, i Tabi�, avevano una diversa ma analoga funzione, legata alla specificit� del territorio, cio� per la gestione agricolo montana connessa anche e prevalentemente all'allevamento del bestiame. Nello Squero, pur unito, vi sono pi� corpi di fabbrica: l'abitazione del proprietario, il deposito di legname ed attrezzi, lo spazio dedicato alla costruzione dell'imbarcazione sovrastante lo scivolo, naturalmente verso l'acqua. Il Tabi� invece sorge generalmente separato dall'abitazione di chi conduce l'azienda; a volte i due manufatti sono collegati da una passatoia sospesa. Una verifica di tanta somiglianza di tipologia architettonica, si pu� proporre attraverso le foto riprodotte. Siamo propensi a cogliere queste connessioni tra Squero e Tabi�, poich� non c'� dubbio che i materiali impiegati abbiano la medesima provenienza e che il loro impiego sia opera degli stessi esecutori dei manufatti "rustici", siano essi Tabi� o Squeri. � verosimile che si tratti delle medesime maestranze appartenenti a famiglie di origini montane che si trasferivano su richiesta a Venezia. Un esempio significativo, a conferma, � dato dall'origine zoldana degli antichi proprietari dello squero Casal ai Servi alla Misericordia. Il Maso, deriva dalla parola latina "mansum". Indica una casa colonica o abitazione temporanea connessa all'allevamento del bestiame e per esteso, la propriet� fondiaria (masseria) collegata all'edificio; il termine � d'uso nella valli ladine di cultura tedesca, da distinguersi dalla parola Tabi� in uso nelle valli bellunesi. A garanzia della continuit� dell'azienda e a vantaggio dei privilegi delle famiglie locali, in Alto Adige esiste l'istituto giuridico del "maso chiuso" che amministra le aziende agricole montane costituite da una casa di abitazione non frazionabile e da un terreno non lottizzabile. Tale azienda, confermata dalla pi� recente legge provinciale di Bolzano del 28 novembre 2001, viene trasmessa per successione diretta ad un unico erede che � generalmente il primogenito maschio, come unit� indivisibile. Egli ne diventa perci� unico proprietario a condizione di poter, entro cinque anni o al raggiungimento della maggiore et� dei coeredi, tacitarli con il pagamento della somma a loro spettante. Il pi� antico dei Tabi�, certo ed individuato, risale alla met� del '400, ma la maggior parte si colloca tra la fine del 500 e la met� del XVII sec. Dopo lunghi anni di decadimento e di abbandono, in questi ultimi tempi, vi � una ripresa, particolarmente nel bellunese, di far risorgere i tabi� dal punto di vista del restauro conservativo e come nuova realt� aziendale. Con opportune modifiche tecnologiche moderne se ne � operata la trasformazione in aziende adibite ad agriturismo, non senza il contributo finanziario degli Enti preposti. Pur creando benessere economico per i singoli, tale iniziative hanno indotto in un territorio molto fragile ed antico a squilibri che non sempre sono compatibili con il passato e con chi era abituato a stili di vita pi� modesti e tradizionali. |
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TECNICHE E MATERIALI PER LA COSTRUZIONE E DECORAZIONI DEI TABI� Il materiale di costruzione indipendentemente dalla destinazione � sempre la pietra locale e il legno di larice e di abete derivato dai boschi della zona. Varia solo il rapporto quantitativo a seconda della destinazione e dell'uso al quale il manufatto viene adibito, li condizionamento determinato pi� tardi, dalie norme sul "Rifabbrico" che chiaramente vogliono esclusivamente l'uso della pietra. Naturalmente il motivo della costruzione di tali edifici stava nel reperire facilmente in loco il materiale e la scelta del "costruttore" era condizionata a quanto legno o a quanta pietra si trovava in prossimit� del centro dove si intendeva costruire. Si preferiva la distinzione nella scelta della pietra per i vani abitativi e la stalla, mentre l'uso del legno era preferito per il fienile non solo per l'aerazione del raccolto, ma anche perch� ne consentiva un pi� agevole stoccaggio e il legname si univa facilmente con quello costituente la struttura del tetto. Mancano prove che un tabi� fosse costruito solamente con il legno. Nemmeno le tre differenti tecniche di costruzioni a "castello", ci dimostrano che una costruzione Blockbau sia tutta di legno poich� almeno la base � in pietra. Nel caso dei tabi� pi� piccoli invece, soltanto gli angoli presentano appoggi in pietra per evitare il contatto diretto tra il legno e la terra umida o innevata. A volte, anche gli "stavoli",che oltre a servire per stalle con sopra il fienile, servivano per dimora d� fortuna del pastore, evidenziano un cordolo in pietra lungo tutto il perimetro del piccolo fienile a dividere, anche in questo caso, la terra dalle travi. Le case civili, che hanno strutture integralmente murate fino all'imposta della travatura del coperto, presentano un abbondante uso del legno: tutta l'orditura del tetto, lo stesso manto (scandole), i solai, le scale, ballatoi, divisori e gabbiotti. Completano la fisionomia strutturale dei tabi�, alcune iscrizioni o incisioni sulle pareti lignee rivolte all�esterno. Si tratta generalmente di simboli tratti dal ricco repertorio naturalistico: fiori stilizzati, animali (scoiattoli, passeri), ma anche simboli religiosi liberamente associati ai primi. Per quanto concerne il simbolo della Croce, va segnalato che esso appare al culmine della cuspide di facciata al centro della trave del coperto, accompagnata dalla data di esecuzione. Tale prassi si � mantenuta nel tempo, viene ripresa nel restauro degli edifici antichi e ricopiata anche in quelli di moderna concezione. Molto limitato invece l'uso del ferro, ridotto persino nei chiodi che il pi� delle volte venivano sostituiti da spinotti di legno. |
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IL TETTO DEI TABI� Il manto di copertura pi� comune nel Bellunese pu� essere a Scandole. Per formare un tetto a scandola, sono necessarie delle sottili asticelle di legno lunghe 70 cm. e larghe 15. Esse vanno collocate in strati sovrapposti, analogamente alle squame di un pesce, partendo dal colmo sino al margine delle grondaie. L'inclinazione della falda del tetto varia a seconda dell'altitudine e della nevosit� del luogo, da un minimo di 26" ad un massimo di 50�. (Il risultato di tale rilevazione � stato ottenuto su base statistica collaudata nel corso dei secoli). L�orditura del tetto pi� in uso � quella definita a "castello" come dalle tre tipologie evidenziate nei disegni. |
"A castello" su involucro a castello |
"A castello" |
"A correnti" su involucro a castello |
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ARCHITETTURA RURALE I CASONI I Casoni veneti sono delle abitazioni rurali, dimore di contadini o pescatori inseriti nell'arco lagunare veneto, simili per materiali impiegati agli Squeri e ai Tabi�. L'impianto architettonico si plasma magnificamente nel contesto della campagna, ed in altri casi con lo sfondo della laguna, o sulla laguna stessa, in una barena. Una squisita opera d'arte di onesta architettura contadina. � geniale aver costruito i Casoni in un'epoca importante per l'economia dello Stato veneziano in continua espansione e crescita tra il '400 e il '600. I casoni erano dimore di popolazioni dedite prevalentemente all'attivit� agricola. All'interno vivevano intere famiglie quasi sempre molto numerose. I casoni dimostrano sia nell'esterno della loro struttura, che nell'interno, la particolarit� di un'epoca, che per la sua civilt� ed economia, risentiva sicuramente anche in situazioni totalmente diverse, la grandezza della vicina Venezia. Tale civilt� era data e trasmessa anche dal luogo naturale, dai tramonti lagunari, che ne erano i simboli e i cardini determinanti, e che hanno illuminato 1 maestri della pittura contemporanea veneta. Il Casone con il passare degli anni, si � trasformato da una struttura conica ad una rettangolare o quadrata, sostituendo per una certa altezza dal basso la paglia ad una perimetrazione muraria. Le quattro falde del tetto sono molto spioventi a riparare il perimetro del manufatto. La ragione vera dell'esistenza sempre pi� numerosa nei secoli dei Casoni, � che l'agricoltura non fu pi� ad uso strettamente familiare, poich� la necessit� in quell'epoca era di renderla commerciale. Venezia, come Vicenza, Padova, Treviso, e altri capisaldi dello Stato Serenissimo, avevano bisogno sempre pi� di prodotti agricoli {non dimentichiamo che la Citt� lagunare fu per un periodo la pi� popolata in Europa). Doveva anche "foraggiare" le truppe che proteggevano i confini dello Stato. Tanta maggiore richiesta, poneva il problema di avere pi� manodopera e quindi di avere anche pi� ricoveri per i contadini e i pescatori. I Casoni cosi crescono notevolmente di numero, come crescono le famiglie contadine. In questo modo si sono diffusi nel Veneto scambi commerciali che in quell'epoca erano tanti e continui in tutto il mondo. Le navi andavano "foraggiate", cosi pure le flotte della Serenissima avevano bisogno di riempire le loro "cambuse" e poi i magazzini delle tante fortezze dislocate nel territorio dello Stato della Repubblica. Spesso, per avere pi� terra a disposizione, venivano bonificate le valli dai nobili veneziani, che erano i proprietari dei fondi, e anche i Casoni si moltiplicarono. � da sottolineare come molti contadini costruissero personalmente un Casone, poich� (forse con furbizia da parte dei proprietari terrieri) gli veniva offerto un fondo. In tal modo costruita l'abitazione, si poteva formare una famiglia e si otteneva che tanta gente lavorasse la terra. II "nobile" proprietario aveva cosi garantita la manodopera necessaria. Pi� tardi, con l'arrivo dell'industrializzazione, furono adottati 1 medesimi criteri di sfruttamento: promesse di nuove abitazioni. Oggi, sempre nel Veneto, il fatto si ripete per la manodopera degli immigrati, ma gli ormai "vecchi" Casoni sono andati via via scomparendo nel corso della prima met� del '900. Anche il mestiere di "Casoniere", cio� colui che di mestiere riparava e costruiva i casoni non esiste pi�. Giunse per i casoni la decadenza. Essi subirono delle trasformazioni lente ma inesorabili; aumentando lo spazio del casone, aggiungendo lateralmente ambienti chiusi con mura in mattoni industriali, terminando con il tetto in tegole attaccato a quello autentico di paglia, con pavimenti in ceramica e altro. I giovani, nel formare nuove famiglie, volevano una abitazione consona con i tempi moderni: abitazioni pi� sane, pi� luminose, inserite in un contesto urbano e non in mezzo a paludi o a campi. Nel '900 vennero istituiti dai Comuni veneti regolamenti di "igiene" per le costruzioni edilizie ad abitazione. Anche per questo ultimo motivo, oggi, sono rimasti solo pochi esemplari, sparsi li qualche paese del Veneto. I Casoni, quelli autentici, sono stati presi a soggetto di alcune composizioni artistiche, a scenario di dipinti importantissimi e qualche volta hanno ispirato gli stessi autori. Tali maestri veneziani e veneti, sono rimasti celebri e a testimonianza della loro fama, sono presenti nelle gallerie e nei pi� importanti musei di tutto il mondo, rendendo duratura memoria di questa particolare tipologia architettonica in auge ai tempi dello Stato Serenissimo. I casoni hanno rappresentato sicuramente il legame vero e forte fra la terra e l'uomo. Questo tipo rurale di architettura segna la dipendenza strutturale, storico-politico e sociale, del clima, dei campi, delle paludi e dei venti, a riparo dalla nebbia e dal sole. Raccoglieva le fatiche del lavoro e l'amore della famiglia, ma ci indica anche l'estrema indigenza delle classi pi� povere. MATERIALI E TECNICA PER LA COSTRUZIONE DEI CASONI Le fondamenta il pi� delle volte non esistevano. 0 erano fatte con materiale grezzo di scarto o trovato sul posto, poich� era molto limitata la parte abitabile; sempre in un unico piano, con il pavimento in terriccio. In alcuni casoni (rari), la pavimentazione era formata da mattonelle in cotto rosso dette "tavee". Si costruiva un muro di altezza che non superava i due metri e mezzo per tutto il perimetro del casone. La forte pendenza del tetto si appoggiava alle pareti perimetrali e la parte superiore si concludeva a forma di cono, Quattro le falde del tetto. 1 divisori interni, erano generalmente costruiti con graticci e sostenuti formando una intelaiatura di pali ricoperti con argilla e dipinti poi con calce. (Anche in abitazioni veneziane si trovano ancora pareti divisone formate da graticci su tavole unite da una intelaiatura di paletti e intonaco a calce). Non tutti i Casoni sono disposti internamente nello stesso modo. Il pi� frequente dispone a mezzogiorno d� un portico centrale ad una delle pareti comunicanti con la cucina, che costituiva la stanza pi� grande, e la o le stanze da letto. Il camino, che di solito occupava tutta la parete, era posto sempre sottovento e costruito per misure ovvie di sicurezza a ridosso della parete del casone. La canna fumaria era chiusa in parte da tegole. Nei primi esempi di casoni, il camino era costituito da un semplice primitivo focolare nel mezzo della capanna, un buco scavato nella terra e due assi in diagonale. Il fumo si perdeva nelle fessure tra le falde del tetto di paglia che condizionava la soluzione del camino. Le finestre erano di piccole dimensioni. Le pareti perimetrali erano costruite da mattoni preparati nelle fornaci o da mattoni cotti al sole. Quest'ultima soluzione era naturalmente la pi� economica. Con la raccolta dell'argilla, che si trovava in loco, si impastava con acqua (mai acqua di laguna per evitare la sudorazione inevitabile,una volta preparati i mattoni, del sale}. La poltiglia ottenuta non doveva essere troppo molle, n� troppo dura, la si versava in stampi di legno (preparati con sistemi semplici e con materiale ligneo di recupero), Il tutto esposto al sole fino alla solidificazione dell'impasto. La personalizzazione dell'abitazione era sempre data dalla costruzione del camino e con l'arredo di piatti posti sulla mensola, come nel dipinto di Jacopo e Francesco Bassano. Le forme pi� famose erano quelle a campana rovesciata, a pettine, a ventaglio. Per creare un maggior rinforzo alla struttura perimetrale muraria in prossimit� degli angoli si metteva in opera un'ossatura di grossi pali di legno disposti in verticale e orizzontale alle estremit� della parete in muratura e poi obliqua come un triangolo rettangolo. Il tetto � sicuramente la parte pi� singolare del cason e la pi� difficile. Tetti di paglia si trovano nei paesi del nord-Europa (cottages) a quattro falde spioventi. Solo per� i casoni pi� poveri usavano costruire il tetto con steli disseccati di grano (ecco perch� si dice di paglia), mentre in realt� quasi lutti i tetti erano formati da canne palustri. Partendo dai quattro angoli della muratura si univano in coppia le travi a triangolo e l'estremit� univa alla sommit� un'altra trave pi� grossa posta orizzontalmente ad unire l'altra coppia di travi unite pure a triangolo, chiamata "colmo" Le travi in coppia venivano disposte frontalmente alle pareti. In direzione della pendenza delle falde venivano fissati a distanza di circa quaranta centimetri l'uno dall'altro, pali pi� piccoli, paralleli fino a giungere alla linea di gronda. La parte terminale superiore era fissata da erbe di paludi intrecciate fortemente tra loro come un canestro; il pi� delle volte con sopra una doppia fila di tegole che serviva a proteggere dall'infiltrazione della pioggia la congiunzione delle canne. Alcuni casoni avevano in una falda del tetto, un'apertura, che assomiglia all'abbaino. Serviva a depositare dal tetto il fieno, creando cosi un sottotetto, che di solito era collegato dalla sottostante stalla (necessaria a quei pochi animali che le famiglie si potevano permettere, da lavoro e da cortile), attraverso un foro abbastanza grande (botola).
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Cason nella zona di Piove di Sacco
Vittore Carpaccio: Part. Caccia in valle Museo Correr di Venezia
Albrecht Durer:Casolare diroccato
Giorgione: Part. Venere dormiente Gemaldegalerie di Dresda |
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Le riviste
(Magazines)
Notiziario tecnico professionale di Architettura
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Venezia
(Venice)
I dipinti del Gran Teatro La Fenice |
Le edizioni d'arte
(Art Editions) Benetton, Blatas, Borsato, De Luigi e Venezia Antonio Corpora e Milena Milani
Renato Borsato
Aeromeeting '83
Novella
Parigini: Carnevale e Zodiaco
Ludovico De Luigi e Ingrid Bergman
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