Con il Podestà Conte Giovanni Correr Venezia era Porto Franco nel 1830 di Giuliano Graziussi (Vivere a Venezia Gennaio-Giugno 1997) |
Pensiamo di sognare e di immaginare che il sindaco di Venezia per le prossime elezioni sia il sig. Giovanni Correr (1798-1871), che all'epoca ottocentesca fu conte illustre e podestà ininterrottamente dal '38 al '57, intimo amico di Daniele Manin ultimo dei dogi della grande Serenissima Repubblica e podestà anche durante i 17 mesi del governo rivoluzionario 1848/49. Immaginiamoci un sindaco discendente da una delle più antiche famiglie patrizie, sposato ad una nobildonna come la contessa Adriana Zen, considerata per penna dell'avv. Renato Rensovich (oratore ufficiale della cerimonia funebre del conte) «...rappresenta accanto al suo sposo, il fasto e la gloria della sua Venezia... tanto da essere considerata come il testimone vivente della passata grandezza della Repubblica Serenissima e non mai come il deplorabile Testimone di una sconfinata vanità». A fianco del Podestà il 22 marzo era istituita a Ca' Farsetti un'amministrazione stabile e compatta. In quell'epoca c'erano veneziani a costituire la congregazione municipale (oggi denominata giunta); sei assessori: Francesco Dona Delle Rose dal '37, Luigi Michiel e Domenico Giustinian Recanati dal '40, Giovanni Battista Giustinian e Dataico Medin dal '42, Carlo Marzari dal '44. Un gruppo di 60 membri, tutti veneziani, riscuoteva la fiducia del Consiglio Comunale, dei quali 40 possidenti di almeno 2.000 scudi di estimo e gli altri 20 proprietari di industrie o commerci. Tra questi: tre personaggi Luigi Michiel (1814-1904), Giovanni Battista Giustinian (1816-1888) e Francesco Dona Delle Rose (1816-1887)
Fu grazie al Correr che nel 1830 la città fu dichiarata Porto Franco, favorendone la ripresa economica. Riprese effervescenti ai commerci e traffico portuale un'economia totalmente in ripresa, grazie anche alla prima locomotiva che inaugurava (ora più largo) l'attuale ponte della Libertà. Era il periodo che si pensava al Canal Grande come attrazione turistica. Il Correr volle ripristinare la tradizionale «Regata Storica» che dal 1841 fu commemorata annualmente (al contrario ai tempi d'oggi che si minaccia di interromperla per mancanza di sponsor). Si considerava a quell'epoca un Correr troppo prudente e accomodante durante i mesi di governo provvisorio con gli austriaci. Ciò si pensa sia stata la causa del perché il Correr, patrizio veneziano, fu costretto a lasciare la sua adorata Venezia per ritirarsi a Lozzo di Cadore (dove fu eletto sindaco) in una villa di sua proprietà. Alla morte del conte vi fu un corteo maestoso per tutto il Canal Grande fino all'isola del cimitero. Dalle rive applausi e pianti, onori da doge. I giornali dell'epoca riportano che i gondolieri chiusero con le imbarcazioni gli accessi ai rii secondari perché il corteo funebre fosse obbligato ad accedere soltanto dal Canal Grande. Fare il tragitto più lungo con le spoglie di Giovanni Correr dalla chiesa di S. Marcuola a S. Michiel serviva a ritardarne la sepoltura. Il Correr era tanto amato dai suoi veneziani. Il 7 novembre 1866 Venezia si svegliò sotto Vittorio Emanuele II di Savoia. Possiamo auspicare che un personaggio della levatura di Giovanni Correr sia presente alle prossime amministrative? (Per queste note storiche ringrazio Sergio Barizza per il volume Il Comune di Venezia e la Rivoluzione del 1848-49 - Arsenale Editrice). |
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