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I PALEOVENETI di Giuliano Graziussi (Speciale Vivere a Venezia,Gennaio-Giugno 2001)

Disco eneo paleoveneto proveniente probabilmente da Montebelluna, conservato nel Museo Civico di Treviso. Rappresenta una divinità che ha per attributo una chiave, comparabile forse a Hekates Kleidouchos (diametro mm.271)

 

Civiltà paleoveneta: arte delle situle

 

Aquileia. Mosaici di case signorili: tralci

(sec. II d.C)

 

Aquileia. Mosaici di case signorili: pavone

(sec. II d.C)

 

Corredi di tombe longobarde

 

Oderzo: Mosaici di Villa: caccia al cinghiale

(sec. III d.C)

 

Oderzo: Mosaici di Villa: uccellagione con la civetta sulla gruccia (sec. III d.C)

 

Monete paleovenete

Per non confonderci con la storia di altre entità etniche e anche con percorsi scritti da una certa storiografia che non sottolinea i dati fondamentali e fondativi della entità politica e sociale dei Veneti, ma pensa ordinariamente ad una loro romanizzazione, è doveroso un cenno preliminare sul panorama storico-polìtico-sociale riferito al territorio che in seguito avrebbe visto il dominio millenario di Venezia. Uno dei punti, a mio avviso, essenziali nel comprendere la diversità delle interpretazioni storiche, è dato dai fatto che dopo la caduta dell'Impero Romano d'Occidente, quest'ultimo sopravviveva solo in parte mantenendo il legame con quello d'Oriente. Sottolineo, infatti, che nel 476 d.C. avvenne la caduta dell'Impero Romano d'Occidente procurata da Odoacre, di origini scire e re del barbari stabilitisi al nord della penisola (eruli, rigi, turcilingi e goti), popoli transalpini di area germanica che dopo, il sacco di Roma, posero fine al dominio romano, deponendo l'ultimo imperatore d'occidente, Romolo Augustolo di soli sette anni.. Odoacre inviò, (cosi dice l'interpretazione degli storici) le insegne del potere al regno latino d'oriente perché fossero associate alla residuata parte dell'Impero. Mi chiedo, dato che non sono uno storico, malgrado non risulti da ricerche o contributi che ho consultato, come mai Odoacre (barbaro), di razza ariana (così risulta) e invasore, potesse rispettare e volesse conservare le insegne del potere sconfitto, quando qualsiasi percorso storico ci ricorda il disprezzo per le precedenti insegne di potere da parte dei vincitori, (vedi il caso dei Napoleonici nei confronti della Repubblica di Venezia, evidentemente qualcosa non ho trovato che mi faccia chiarezza). Quest'ultimo impero bizantino si era costituito dalla divisione dell'Impero Romano avvenuta ne! 395 d.C. alla morte di Teodosio, che affidava ai figli Arcadio e Onorio le due parti divise del suo Impero. Al contrario bisognerà opporre a questa ideologia filocentrista un concetto più recente e obbiettivo che con fatica si fa strada oggi: cioè una diversa ideologia favorevole alle popolazioni autoctone di civiltà Paleoveneta, strettamente collegata con le popolazioni nordiche e di area padana d'oltralpe. I rilevamenti di carattere archeologico e i siti caratterizzati dai primi insediamenti umani, dimostrano che gli inizi della civiltà Paleoveneta sono da circoscrivere sui Monti Lessini e nelle stazioni presso il Ponte di Veja databili al Paleolitico inferiore (350.000 anni fa).

Si tratta di una grande caverna caratterizzata da una formazione naturale, di tipo carsico, formatasi dal crollo di materiale che ha messo in luce la formazione di un ponte.

Appartengono invece al Neolitico i più significativi rilevamenti effettuati a Trento, a sud di Rovereto e Mori: figure femminili su pietra e su un dente, animali e motivi geometrici su corna, importanti anche le testimonianze artistiche lasciate al riparo Gaban. Altri ritrovamenti sono stati trovati in Alto Adige, come il castelliere Noessing, presso Bressanone, datato al tardo Neolitico (4.000 anni fa). Alla fine di questo periodo risalgono i primi insediamenti palafitticoli come, ad esempio, il sito di Castelnuovo presso Teolo. Si sviluppa così nell'età Eneolitica e nella prima età del Bronzo la cosiddetta cultura di Polada nel Bresciano, tipica dell'ambiente padano. Per comunicare con i paesi d'oltralpe, al fine di commerciare ed esportare le materie prime come ambra, rame, stagno, diviene fondamentale la rete fluviale Po-Adige. Nel territorio vicentino, sono importanti e significative le palafitte di Fimòn accanto ai siti archeologici della Valle di Chiampo del Garda. Importante fra le bonifiche, quella di Barche di Solforino, caratterizzata da un insediamento di capanne fondate sui tronchi e da tavoloni disposti a formare un reticolo regolare. Altri analoghi insediamenti, si riscontrano in villaggi fortificati tra l'Adige ed il Tartaro. In Friuli l'età Eneolitica è caratterizzata da altri siti individuati lungo il Sile ed il Piave e a Castel Roganzuolo presso Oderzo.

Tito Livio (padovano), narra nelle sue Historiae, che Antenore, dopo la caduta di Troia, trasferì il popolo degli Eneti, cacciati dalla Paflagonia e privi del loro re Filimene, nella più profonda insenatura del mare Adriatico. Sbarcati in questa zona, essi cacciarono le popolazioni degli Euganei sui monti, insediandosi in pianura. Già scrittori greci come Omero, Alc-mane, Euripide, ricordano questo popolo dei wenet che significa conquistatori. La regione nella quale si insediarono, comprende il Veneto attuale e arriva fino ai corsi del Livenza e del Tagliamento che nel III sec. a.C. delimitavano il confina con le popolazioni celtiche dei Carni. Este fu un grosso insediamento tra il 1200 e il 900 a.C. come ci testimoniano abbondanti ritrovamenti di carattere archeologico rinvenuti sulle rive dell'Adige, fiume che in seguito mutò il percorso. Importanti centri di cultura paleoveneta furono anche Padova e Vicenza; nella valle del Piave si segnalano le necropoli del Mei, Belluno e, nel Cadore, Valle, Pieve e Lagole. Dall'esame di questi ritrovamenti, si può affermare che è esistita in questo territorio una certa omogeneità culturale ed etnica soprattutto l'area della Valle dell'Adige, Avadera. Anche nella regione che oggi diciamo VeneziaGiulia, sono stati trovati elementi culturali paleoveneti nell'area del Tagliamento-Natisone-Isonzo, Gradisca sul Cosa, Moruzzo, San Pietro del Natisone ed analoghi influssi culturali sono presenti anche nei castellieri istriani (Vl-V sec. a.C).

Il V e VI secolo a C, rappresenta l'apice della floridezza economica e culturale dei Paleoveneti.

Per provare che i Paleoveneti mantenevano la loro indipendenza dai Romani, basti ricordare il fondamentale apporto dato da essi a Roma contro i Galli, con l'ostacolarne la ritirata da nord. La vittoria sul popolo transalpino nella battaglia di Talamone. In tale circostanza i Paleoveneti si allearono con i Cenomani di Verona. I Paleoveneti mantennero per tutti questi secoli una indipendenza totale sia etnica, che culturale. Ne è la dimostrazione il fatto che durante il dominio nel territorio Veneto dell'Impero Romano, i dominatori, non trovarono un vuoto culturale, nemmeno nella monetazione, legata ad una fiorente tradizione di origine greca che perdurava già da alcuni secoli, costituita dalle dracme greche di Massalia, in argento battute già nel IV sec. a.C. e perduranti fino al I sec. a.C, La moneta porta impresse le insegne del potere di quel momento e ne attesta il potere autonomo da quello romano. Ritrovamenti di tali monete sono stati effettuati ad Aitino, a Caltrano Vicentino e a Padova. I Paleoveneti, non intavolarono mai rapporti da sudditi con i Romani, ma semmai da alleati e leali collaboratori; per questo fra i due popoli vi fu un cordiale rapporto. Roma si è insediata pacificamente nel territorio dei wenet, con l'intenzione di dominare quell'area tanto vasta quanto erano le sue ambizioni, senza trasformare questa sua ingerenza in una lotta aperta.

Le abitazioni paleovenete erano costituite per lo più da capanne sopraelevate ad un solo ambiente con pareti di argilla e graticci di canne e con un grande focolare quadrangolare anch'esso in argilla, esempi ancora presenti nella campagna veneta e detti casoni.

Ulteriori ritrovamenti archeologici, concernono anche gli ex-

voto. Essi dimostrano una spiccata religiosità dei Paleoveneti attestata dai numerosi luoghi di culto che sono stati individuati. Padova, tra i centri urbani era già un polo commerciale e culturale importantissimo del nord della penisola, che gli storici paragonarono per rilevenza alla Roma di quel tempo. Sui colli di Vicenza sopravviveva una tipica civiltà, detta degli Altopiani, testimoniata dal reperimento di casette seminterrato nella roccia (Bostel di Rotzo sull'Altopiano dei sette Comuni) e da iscrizioni su corna di cervo ritrovate a San Bricco di Lavagno, che presentano caratteri nord-etruschi. Anche a Magrè nel Vicentino sono state ritrovate analoghe scritte che presentano caratteri decisamente paleoveneti.

La lingua venefica è documentata da alcune centinaia di iscrizioni di carattere generalmente votivo e funerario, L'alfabeto usato è di tipo nord-etrusco: consiste in caratteri greci-calcidesi che in seguito saranno adottati dagli Etruschi. Quando le iscrizioni presentavano più righe di andamento verticale, esse andavano dal basso verso l'alto. La lingua Paleoveneta aveva notevoli affinità con il latino, e chiare influenze galliche, specie nei nomi Ai santuari era legata anche la diffusione della scrittura; ad Este infatti sono state rinvenute laminette-sillabario iscritte e steli bronzei.. Grande capolavoro dell'arte paleoveneta è la situla Benvenuti, nella quale si nota una spiccata tendenza naturalistica. Essa con la situla Randi, presenta, oltre ad un contesto narrativo, motivi floreali, vegetali, animali, reali e fantastici, chiamati orientalizzanti.

La ricerca sulle origini di Venezia è estremamente complessa e problematica. Non si può parlare di origini romane di Venezia in senso piano e pacifico, come certa letteratura ha inteso fare. È assai meglio invece sottolineare gli aspetti di originalità e autonomia che la distaccano dalla romanità e che ne fanno la naturale erede e discendente dei Paleoveneti, mai conquistati ma conquistatori. Derivare da un ceppo latino comune non significa non riconoscere la propria diversità nel discendere da rami della latinità territorialmente e culturalmente distaccati. Non si può affermare infatti che siamo tutti mediterranei, o filobizantini alla stessa maniera, per il fatto che la cultura bizantina è l'erede della cultura greco-romana.

Alfabeto paleoveneto

Vi erano alle origini della storia del nostro territorio, dei piccoli insediamenti in laguna che dovevano essere collegati ad un centro urbano importante: Altino, fu municipium a circa 10 km. dall'area dove sorge oggi Venezia: era dotato di porto e monumenti imponenti. Gli antichi scrittori latini, parlano anche di Adria e Aquileia, riferendosi ai principali nodi portuali e commerciali situati nell'arco settentrionale dell'Adriatico. La formazione urbana di Venezia, nasce dal confluire e dall'organizzar-si, in termini abitativi su isolette della laguna e a più riprese dei profughi dell'entroterra veneto oggetto delle ripetute invasioni barbariche {Unni e poi Longobardi).Ad Olivolo {Castello} doveva già esistere a partire dalI'VII sec d.C. una sede vescovile. Nel secolo seguente si sviluppò nella stessa area un centro abitativo saldamente popolato ed organizzato, corrispondente al sito che identifichiamo oggi nel sestiere di Castello.

L'area di Olivolo di carattere fortificato (ecco perché il nome Castello}, è stata il più antico nucleo della formazione urbana di Venezia, poiché Castello era collegato direttamente alle rotte di alcuni centri lagunari quali Malamocco (l'antica Metamauco e prima ancora Medoacus), Jesolo {Equilium}, famoso come dice l'etimologia per gli allevamenti di cavalli. Torcello invece serviva da posizione di avvistamento per la sua posizione strategica a nord della laguna. Anche il carattere militare dell'insediamento urbano di Castello è avvalorato dal rinvenimento, nei pressi dell'Arsenale, di un tratto di muraglia (erroneamente considerato parte di un supposto porto romano a Venezia) di età verosimilmente medioevale.

Si erano formati contemporaneamente anche altri importanti nuclei abitati, nelle zone limitrofe al Canal Grande e in particolare, a Rivoalto dove, agli inizi del VIII sec. d.C. fu trasferita da Malamocco, la sede del ducato veneziano. Con il termine venetikoi, l'impero bizantino, si riferiva agli abitanti della Venetikà, vale a dire di quel tratto costiero dell'Adriatico settentrionale che andava da Chioggia a Grado. Fondamentale su questa rotta marittima è la città di Eraclea, nominata nelle cronache medioevali come Eraclia, Civitas nova, Civitas Nova Heracliana, fondata in connessione con la distruzione di Oderzo da parte dei Longobardi, sotto il re Rotari (639 d.C.} in onore dell'imperatore di Bisanzio Eraclio.

Uno dei primi nuclei antichi paleoveneti della laguna di Venezia è certamente Torcello Scavi effettuati nell'isola dimostrano che l'insediamento dei veneti in laguna avvenne nel momento in cui gli abitanti di Aitino scappavano dall'invasione dei barbari. Nel 638 il vescovo di Paolino, spostò appunto da Aitino a Torcello, la propria sede vescovile, e, appena dopo un anno fu iniziata la costruzione della prima basilica (VII sec. d.C:) È in questo periodo che si può parlare di vera e propria città. Furono erette in questo secolo, prima a Torcello e successivamente nelle altre isole della laguna, costruzioni varie e significative tanto di edilizia pubblica che privata, ricorrendo al trasferimento di materiale già esistente nell'area altinate come dicono le testimonianze storiche e i documenti. Si può ben facilmente immaginare che le nostre antiche popolazioni non abbiano avuto grandi difficoltà nell'organizzare l'esodo dalla terraferma e il trasferimento su barca, a più riprese, in posti già precedentemente urbanizzati dai Paleoveneti e di insediarsi in questi siti insulari. Posso pertanto immaginare che non fu difficile per loro sottrarsi alle orde barbariche che avanzavano dal nord via terra e imbarcarsi sulla flotta (già a quei tempi consistente e ben organizzata), dal grande porto di Altino, con tutte le masserizie per un percorso limitato che si poteva fare solo via acqua: la strada della salvezza.

Altinum, oggi Altino, fu una fiorente città, che intavolò con I Romani importanti scambi commerciali. Il poeta latino Marziale (I sec. d.C.) ne decantò la bellezza paragonando i suoi lidi a quelli di Neapolis.

La sua area territoriale risulta frequentata dai Paleoveneti già a partire dal VI millennio a.C: Esistono documenti nell'età del Bronzo, che indicano l'inizio di insediamenti di carattere stabi-te in seguito (età del Ferro) I millennio a.C. I recenti scavi della Sovrintendenza Archeologica del Veneto, hanno documentato proprio nell'area di Altino anche la presenza di genti venete in riferimento ad un nucleo abitativo databile al III e IV periodo, vale a dire dagli inizi dal VI al II sec, a.C. attivo in età precedente a quella romana. In tale periodo Altino non doveva avere ancora assunto una configurazione abitativa protourbana, bensì doveva essere costituita da insediamenti abitativi sparsi che si unirono successivamente formando veri e propri villaggi. Con queste vicende siamo quindi giunti agli albori della costituzione urbana di Venezia.

Queste brevi riflessioni sui Paleoveneti possono servire a darci ritratto del nostro territorio e della nostra identità culturale sen¬za più accettare supinamente arbitri tendenziosi e di parte che intendono favorire la diffusione di una interpretazione diversa dai fatti Concordo con l'opinione di alcuni, sulla opportunità della presenza, a fianco dell'architetto, di geologi, antropologi, archeologi, storici dell'arte, al fine di ottimizzare strategie per una appropriata riqualificazione del territorio veneto Mi permetterei di aggiungere a queste competenze l'opinione meditata di quel giornalista, sensibile alla cronaca storica che in quanto veneto e veneziano, non vuole essere di parte, ma vuole dare il suo contributo alla riaffermazione della vera identità veneta. Del resto non ci sarebbe la storia, né la democrazia, senza un qualsivoglia giudizio. Da ciò dovrebbe nascere il contributo del cronista storico che non si basa su di una opinione soggettiva e del momento, ma sul riesame e la verifica di varie opinioni, riferite all'archeologia e alla storia dei tempi passati, proponendo una immediata e forse anche lievemente diversa chiave di lettura ed evitando anche che egli non sia coinvolto nei giudizi, formulati quando l'epoca ha dominato l'uomo. È fondamentale restituire dignità e valore alle proprie origini senza che esse vengano soffocate dalla prepotenza altrui. Venetikoi numquam Vastatores.

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